sabato 4 gennaio 2014

La magia nella passione del Natale

La magia nella passione del Natale
Tema: Passione
Si dice che ogni storia abbia origine da un’altra storia: forse è vero... oppure no! Ma io ne ho una che a me sembra davvero buona.
Soffice, il terreno cedeva leggermente sotto la gomma delle suole; qua e là, le ultime foglie intimorite dal freddo crepuscolo di Dicembre si lasciavano gentilmente cadere dai rami e dai cespugli. Nel farmi strada scansando arbusti e rovi, facendo attenzione ai dirupi più scoscesi, sarei potuto arrivare a casa sano e salvo. Era stato bello lo stesso, anche se nel freddo pungente d’inizio inverno, liberare pensieri e spaziare con lo spirito nel silenzio arboreo della natura. La ricerca di “addobbi ecologici” era stata fruttuosa: muschio e legno per il presepe, pungitopo, agrifoglio e vischio per addobbare tavola e la casa, oramai avevano riempito la cesta. Quasi per istinto, disperdevo lo sguardo verso l’orizzonte e sempre più flebile era la luce del giorno, il sole si adagiava assonnato nell’ombroso letto della notte. Così a quel modo, disorientato e sperduto in uno squarcio da sogno, alla soglia del bosco, inciampai. Riprendendo l’equilibrio dopo pochi attimi (ed evitando un capitombolo), finalmente con i piedi ben piantati nel terreno guardai in basso e notai l’ostacolo che si era frapposto lungo il mio incedere. Aveva una forma netta e definita, non era certo terriccio su radice o pietra... chinandomi e toccandolo avvertii una sensazione strana. Si trattava di un oggetto dissepolto, forse dal vento e dalla pioggia. Scavando un po’ con le dita mi apparve un cofanetto sporco di terra. Non ci pensai su due volte e col buio che incombeva lo gettai nel cestino tra il muschio e il resto, quindi mi incamminai per casa. Nel tragitto che ancora mi restava, idee e ipotesi sul contenuto affollavano la mente, e con queste nella testa mi ritrovai a casa ancora fantasticando; quasi senza salutare, sotto lo sguardo perplesso di mia moglie, posai la cesta e mi involai verso la cassetta degli attrezzi. Forte era l’intento di scoprire il contenuto, e una volta ripulito alla buona dal terriccio, fu bello vedere la sua forma di ottima fattura, con intagli e intarsi di vario tipo. Tuttavia, che disdetta!, a nulla poterono cacciaviti e tenaglie: sembrava quasi che una magia non volesse che lo aprissi. La stancante giornata che mi lasciavo alle spalle mi convinse in quel momento a desistere, quindi cenai e andai a letto dando l’ultimo sguardo di sfida al cofanetto posto sul tavolo.
La notte si dissolse in fretta. Era scoraggiante mettere i piedi fuori dal tepore soffice del risveglio, ma il dovere mi chiamava: un bel caffè caldo, stava per cominciare una domenica di festa. A malincuore, abbandonai cuscini e coperte. Un freddo ma limpido sole filtrava tra le tapparelle e illuminava furtivamente la cucina. Le parti metalliche del cofanetto riflettevano i raggi nei miei occhi... ma... osservando meglio con stupore... mi accorsi che era aperto inspiegabilmente! Mi ci avventai sopra, dimentico del caffè e dei miei progetti per la giornata, e lo aprii in un misto di scaglie, polvere tarlata di legno e limatura di ruggine. Ecco che, racchiuso in un telo grezzo e logoro era contenuto quello che presumibilmente doveva essere un antico panetto di pasta madre, poiché tra la trama di tessuto si scorgeva una pallina pietrificata. E un testo l’accompagnava, su un foglio ingiallito in lingua antica. Come un bambino meravigliato alla mattina di Natale davanti al suo regalo, mi sedetti al tavolo e mi immersi nella lettura di questo inaspettato tesoro; tutto sommato, oltre gli addobbi avevo trovato qualcosa di molto più interessante e gustoso... Nella quiete silenziosa della domenica mattina, come ispirate dalla lettura, le mie mani si misero in moto, quasi senza rendermene conto, e per una sorta di magia dei lievitati apparvero sulla tavola mezza imbandita, tra bacche di pungitopo e rami di agrifoglio, decorandola di una nuova festa... Un sortilegio? O lo spirito del Natale? Chissà...
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